Io leggo (piuttosto che)

Consigli di una blogger veterana

Dopo sì lungo letargo, eccolo di nuovo……che ti fa ciao… no, pensavo a una vecchia canzone… che ho detto, vecchia? ma come mi permetto, vecchia sarai te. A chi dico? Mah, così in generale. E si comincia bene!

E’ rimasto silente senza Albus, anche se di Harry Potter ne ho visto uno e non mi entusiasma. Piuttosto mi fa rodere di invidia. Alludevo ad Analfabit. Come dicevo in un post su “facce ribelli”, e ce n’ho uno e via di siti! Ma di nomi così ganzi solo uno: questo. Bene, per il blog mi servirò di analfabit.

Bella giornatina, come primo maggio un c’è male! Piove, in cielo si alternano sfumature, più di cinquanta, di cielo grigio: ideale per un picnic o una gita al mare! O, ma ce l’ho con le citazioni libresche stamani!

Io uccido

io leggo (piuttosto che)

Allora, a proposito di libri, ho finito “Io uccido“: FAN-TA-STI-CO!!! Voluminoso che era un problema a portarselo dietro, ma ne valeva la pena. Poi ho deciso di dedicarmi alla lettura, e credetemi, un c’è paragone fra l’ebook e la carta: solo che ho il tablet pieno di libri, e devo leggere anche quelli. No, perché andando avanti a suon di centoquaranta caratteri su twitter e frasi di circostanza su facebook qui si perde la capacità di pensare ergo di scrivere, oppure di scrivere ergo  di pensare. E magari di accorgersi quando una notizia è vera o falsa. E ri-magari di parlare col copia-incolla. E ri-ri-magari di mandare a quel paese l’uso corretto della lingua italiana, che ha tante sfaccettature e tanti termini… Uno per tutti, errore che sento fare ANCHE e PURE da giornalisti di “Prima pagina”, la trasmissione di Radio 3, è il  piuttosto che con valore disgiuntivo! Vi porto alcuni stracci dall’Accademia della Crusca, da un articolo che potete trovare qui per intero.

Piuttosto che

Si tratta (…) di una voga d’origine settentrionale, sbocciata in un linguaggio certo non popolare e probabilmente venato di snobismo (in tal senso è azzeccata l’allusione nel quesito a un uso invalso «tra le classi agiate del Settentrione»). Era fatale che tra i primi a intercettare golosamente l’infelice novità lessicale fossero i conduttori e i giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le categorie che da qualche decennio – stante  l’estrema  pervasività e l’infinito potere di suggestione (non solo, si badi, sulle classi culturalmente più deboli) del “medium” per antonomasia – governano l’evolversi dell’italiano di consumo. Non c’è giorno che dall’audio della televisione non ci arrivino attestazioni del piuttosto che alla moda, spesso ammannito in serie a raffica: «… piuttosto che … piuttosto che … piuttosto che …»
(…) Eppure non c’è bisogno di essere dei linguisti per rendersi conto dell’inammissibilità nell’uso dell’italiano d’un piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o. (…) la ragione più seria sta nel fatto che un  piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio.
Mi limiterò qui a un paio d’esempi  fra i tanti che potrei citare: dal settimanale L’Espresso, del 25.5.2001, incipit dell’articolo a p. 35 intit. Il cretino locale (sulla fuga dei cervelli dal nostro Paese): «È stupefacente riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni popolino le grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley»; naturalmente questo piuttosto che pretende di surrogare la semplice disgiuntiva, ma il lettore non edotto è portato a chiedersi come mai i giovani studiosi italiani sbarcati negli Stati Uniti snobbino per l’appunto i prestigiosi centri di ricerca della Silicon Valley. E ancora: «… di questo passo, saranno gli omosessuali piuttosto che i poveri piuttosto che i neri piuttosto che gli zingari ad essere perseguitati»: frase pronunciata dal noto (e benemerito)  dott. Gino Strada nel corso del Tg3 del 22.1.2002; in questo caso, la prospettiva d’una persecuzione concentrata protervamente sulla prima categoria avrà reso perplesso più di un ascoltatore… Immaginiamoci poi che cosa potrà accadere con l’insediarsi dell’anomalo piuttosto che anche nei vari linguaggi scientifici e settoriali in genere, per i quali congruenza e  univocità di lessico sono indispensabili.

Belle figure!

E questo è solo la punta della punta della punta dell’iceberg. basta guardare l’Eredità su Rai 1, per carità, divertente al massimo, o quantomeno rilassante come un cruciverba o un sudoku:

 Beh, vediamo quale titolo sarà il prossimo. Di libro, intendo. A parte che sto iniziando l’Antigone di Sofocle, versione e-book… no, non sono improvvisamente impazzita: sarebbe un discorso lungo… Sapete che si fa? Ve lo risparmio. E vado a fare un prosaico pranzo.

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