Pesca miracolosa

Pesca miracolosa

(con l’accento giusto però)

Giornata che siamo alle solite, anzi dovrei dire “una delle solite giornate”, colazione-per-me-e-marito-medicine-per-me-e-marito-pressione-per-marito-io-è-meglio-che-non-la-misuri-un-si-sa-mai-che-vada-male-anche-quella… poi con la botta d’ottimismo dell’ortopedico che quando ha visto le lastre manca pòo si segna, guardandomi fra lo stupito e lo sgomento, e io che pensavo che se mi dice anche questo “ma lo sa signora che lei ha una bella scoliosi?” gli tiro, e invece m’ha detto anche di peggio e non gli ho tirato, insomma quando ho bisogno di fammi tira’ su il morale so dove anda’… dicevo con questa bella sensazione via a Li Punti a prende’ i risultati delle analisi (che anche se gliele lasciavo, perché abbiamo fatto senza), anzi, prima al bancomat perché il laboratorio il pos non ce l’ha, e poi passando per Alessio a compra’ un po’ di verdura e frutta, “senta queste pesche che profumo…” “sniff sniff”, poi al ritorno chiedere a un altro con la macchina che anche lui vende prodotti locali se c’ha i finocchietti, “se lo sapevo glieli portavo” e un glielo dico che se lo sapevo glieli chiedevo prima, insomma me li porta domani, poi di corsa dalla parrucchiera con qualche minuto di ritardo che data la mia puntualità maniacale stavano già per chiedere a “Chi l’ha visto?”, posteggio tipo tessera di puzzle, poco importa se si è rotta la molla della portiera e ogni volta che la apro o si spalanca o niente, e allora mi tocca con una mano caricarmi tutto quello che devo portare e con l’altra tenera ferma mentre con la sciatica che gode come una pazza scivolo dalla macchina come un’anguilla, poi decidiamo anche di farmi un po’ di colore, anzi come si chiama… insomma, quello che lo metti e al primo lavaggio va via, e appena mi vedo allo specchio e noto la scalinata di borse sotto gli occhi mi verrebbe da piangere ma forse non è il caso sennò aumentano, e un so nemmeno perché mi piglia così ma gli faccio sentire i Creedence (Cleanwater Revival) dal telefonino, dopo aver provato con l’adagio della K622 di Mozart che a me mi rimette al mondo ma a loro un gli deve garba’ tanto, e poi cercare disperatamente di telefonare al mi’ marito che se il cordless un glielo metti in mano prima d’usci’ te lo pòi scorda’, e il cellulare – quando è carico – non suona a lungo e lui non corre, col girello; che gli dovevo di’ “un li prepara’ gli asparagi, che m’è venuta in mente l’insalata di farro”, e invece li aveva preparati, va bene, si farà la frittata stasera…, sfilo la macchina dal parcheggio (mentre dalla parrucchiera festeggiano la mia uscita), arrivo a casa e mi metto a prepara’… insomma, quando è l’ora di mangia’ un ho più fame. Uh le pesche! Me le fai senti’ un po’? e finalmente le posso mette’ nel vino, che fino a pòo fa un ne potevo prende nemmeno un dito ma ora pare che un bicchiere scarso al giorno mi faccia la grazia… ci taglio dentro le pesche appiccicandomi fino ai gomiti perché il coltello un è adatto ma io un ho voglia d’alzammi… MIRACOLO!!! MUSICA!!!

E qui interrompo per riprendere il giorno dopo, tanto pe’ di’ che vita…

Di pesche così solo quelle due-massimo-tre che mi faceva l’alberino piantato da mani intelligenti proprio sotto i pini in un centimetro di terra poi roccia e senza mai annaffiallo. Ma quando uscivano quelle peschine che le finivi in un boccone… si aprivano le porte del paradiso! Ora un me le fa più, nemmeno una!

Ma te guarda se mi devo fa’ rimette’ al mondo da una pesca!

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