Il vento del Giro

Giro d’Italia – Prima tappa

Il vento del Giro

Sono stata tifosa di una squadra di calcio, il Milan. Poi perse col Verona quando aveva già lo scudetto in tasca e l’amore finì tragicamente e per sempre.

Ogni quattro anni mi appassiono alle Olimpiadi… e da quando ho conosciuto la Dinamo (basket, Sassari), diciamo che “parteggio”.

Ma il ciclismo, proprio non ha mai suscitato alcun moto di entusiasmo, tantomeno di partecipazione.

Però… il Giro numero 100, con un simbolo e un trofeo che parlano di infinito, che parte dalla Sardegna, soprattutto da Alghero, e transita da casa mia… eh beh, non potevo mancare!

In cima alla strada

Nella striscia blu c’è scritto “Forza Dinamo!”

Non ha scelto un bel momento: sono uscita appena andato via l’infermiere per la puntura (sciatalgia e gioie simili) sono uscita zoppicante per i cinquecento metri che mi separano dall’inizio della mia stradina. Lo farei volentieri a piedi tutti i giorni, scanso sciatiche, ma ad ogni cancello, spesso fuori, ci sono cani che ti guardano in cagnesco… lo facessero in gattesco, sono un’esperta, ma ancora non ho conseguito la specializzazione in linguaggio canino. Ieri invece, tutti dentro! E poi eravamo in gruppo, ho addirittura conosciuto dopo anni chi abita nella stessa mia zona, dopo venticinque anni, hai visto il Giro… Era tutto un chiacchierìo, uno sventolìo di bandiere dei quattro mori, palloncini  maglie e ogni cosa rosa, e striscioni (diciamo “strisce”, vai, anzi “striscia”) inneggianti(e) alla Dinamo.

Arrivano!

I primi sono stati sei ciclisti che col Giro proprio non c’entravano nulla, ma in vena di magnanimità li abbiamo incitati lo stesso. Poi una macchina. Poi una moto della polizia. E una macchina, della polizia. E poi aumentando, moto, macchine e poliziotti che ci salutavano (o meglio salutavano la Dinamo…). E infine, preceduti da uno schieramento di moto lampeggianti, il gruppo di testa, cinque o sei, e chi li ha contati…

È lì che il tempo si ferma. Per un attimo. Poi riprendono i suoni, gli applausi, gli evviva.

Mi ricordo qualcosa…

Il distacco del gruppo, sembra che il Giro sia passato e non ce ne siamo accorti!

Il vento…

Quando arriva, preceduto da lampi azzurri, allora dimentichi tutto, presa in un vortice di silenzio che ti avvolge nel suo SHHHHHHHHHHHHHHHH….. e speri non finisca mai. Invece esci, dall’ovatta come da un sogno: è quello che ricordavi, la corsa ciclistica sulle mura di Lucca, quel fruscìo di silenzio che ti aveva incantato. È il vento delle biciclette, il momento magico che ti fa volare verso casa sognando di essere lì, di nuovo, mentre accendi il televisore, mentre gridi all’arrivo incitando non sai nemmeno chi, mentre trattieni il fiato oggi nella discesa verso Tortolì, e ti commuovi mentre il vincitore ringrazia la mamma e le dichiara il suo amore…

Per il cellulare deve essere stato troppo: non ha retto all’emozione, mi ha liquidato con “questo video non può essere salvato”. Così il Giro non l’ho guardato né io né lui. Ma l’ho sentito, e quel vento non lo scorderò più. Tie’!.

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